Tempo di nido e materna: gestire il distacco a tutte le età

by Gio on 03/09/2018

Intervista  alla dottoressa Alessandra Bortolotti, autrice di Poi la mamma torna: gestire il distacco senza sensi di colpa,  per un viaggio attraverso le emozioni di bambini e adulti e la loro gestione. 

di Giovanna Fiorentini

#contatto #distacco #educazione affettiva #relazione #fiducia #accoglienza

1)“Poi la mamma torna: gestire il distacco senza sensi di colpa”. Come nasce il libro? 

Dopo due libri dedicati al contatto (E se poi prende il vizio”, “I cuccioli non dormono da soli”), questo è dedicato al contatto/distacco e chiude idealmente un cerchio dedicato a mamma e bimbo. 

E’ un libro dedicato alle emozioni a 360°, all’educazione affettiva per bambini e genitori di ogni età, ma che pone l’accento sulle emozioni che derivano dal distacco sia nel caso in cui la mamma torni al lavoro e lasci il bambino/a con una dada o i nonni sia in occasione dell’inserimento del bambino all’asilo. In questi momenti, per l’adulto e per il bambino, possono entrare in gioco emozioni positive ma anche negative,  quelle che ti fanno stare male, come la rabbia e la frustrazione. Proprio queste ultime è bene che vengano gestite sia nei grandi che nei piccoli. 

Ecco perché il libro: è un’educazione affettiva che può essere letta in diversi periodi della vita del bambino.

E’ il libro del mio cuore dove nell’ultimo capitolo, sono 7 pagine,  racconto quello che vorrebbe essere proprio il mio “testamento”.

Cosa lasciamo ai nostri figli?  E’ una scelta di ognuno di noi e l’educazione – l’educazione affettiva – che diamo ai figli può davvero lasciare il segno, un buona segno. Occuparsi dei più piccoli è di grande importanza. 

Oggi anche le neuro-scienze sostengono l’importanza dell’educazione affettiva. Nell’epigenetica esistono le marcature “epi-genetiche“. Faccio un esempio della situazione in cui “un bambino piange”: se l’adulto è abituato a non ignorare il pianto del piccolo e il bambino trova una soddisfazione emotiva in questo,  nei suoi geni rimarrà traccia di questa soddisfazione e il bimbo, una volta adulto, tenderà a metter in atto lo stesso comportamento con i suoi bambini. 

Educare non è solo dire sì o no. Grande valore ha il riconoscimento emotivo nei bambini e nei grandi, senza far finta di celare emozioni. Anche la mamma può avere avuto una brutta giornata. Invece di far finta che vada tutto bene ed essere nervosa può semplicemente dire al bimbo/a “Ho avuto una brutta giornata oggi, non è colpa tua, vado a fare una doccia e poi giochiamo insieme”. 

2)Sempre nell’ambito delle nuove scienze: fisica quantistica e educazione cosa cambia? 

Faccio un esempio un po’ estremo ma può rendere l’idea: alcuni genitori potrebbero pensare “Se allatto 5 anni un bambino poi nella vita sarà felice”.  

Non è detto che sarà così: è vero che ad una causa segue un effetto, ma non è una sola azione a definire in modo lineare il futuro dei nostri figli. L’educazione dei bambini fa parte di una relazione, sarebbe bene abbandonare un’ottica lineare, molto usata nel nostro tempo, e avere aspettative più realistiche legate ad un’ottica processuale. 

I bambini sono persone, ogni bambino è diverso dall’altro così come l’adulto. Non c’è un metodo che va bene per tutti allo stesso modo. Si tende ad affidarsi a un metodo specifico o seguire alcune indicazioni di libri ma questo non sostituisce la relazione, la relazione affettiva è alla base di tutto.

Il genitore si dovrebbe mettere in gioco e scoprire che ci sono nuovi modi e ognuno può trovare il suo. 

E’ importante stare nella realtà e comprendere che le doti più importanti sono dentro ognuno di noi: la capacità di relazione, la flessibilità e la capacità di cambiare che è nella natura dei bambini e offre una grande opportunità di cambiamento anche per noi grandi. 

Le soluzioni si trovano stando insieme e mettendosi in gioco, anche se non è sempre facile. 

3)Settembre tempo di inserimento ai nidi e alle materne. Come affrontarlo e come gestire le problematiche durante l’anno? 

Il libro inizia con un parallelo audace. L’adulto va al primo giorno di lavoro accompagnato da una sorta di guida, accolto e incoraggiato e di punto in bianco le cose cambiano si trova solo con altri come lui in una stanza…alcuni piangono, altri sono tristi. Tante emozioni insieme!

L’esempio mette in relazione il primo giorno d’asilo di un bimbo e il primo giorno di un lavoro di un adulto. E’ un parallelo particolare anche perché l’adulto sa dove sta andando, il bambino no.  Non ha cognizione del tempo e non sa perché è lì. 

Al bambino solitamente viene detto che la mamma va al lavoro e i bimbi vanno all’asilo, proponendolo come un luogo dove si fanno attività, si gioca e si sta insieme. 

Individuare una struttura in cui sia accolta tutta la famiglia, genitori e bambini, è molto importante al di là del metodo educativo (per es. Reggio Children, Montessori o altro) così come creare una relazione con gli educatori per accogliere i bisogni dei bambini e delle famiglie, sia nel momento dell’inserimento, sia durante l’anno. 

Andrebbe costruito un rapporto di fiducia, per affrontare insieme i vari periodi dell’anno. 

Dare un grande valore all’inserimento per costruire un equilibro nel gruppo bambini e  le famiglie, tenendo presente che i bambini  sono uno diverso dall’altro e con reazioni ognuna diverse dalle altre 

Il dialogo con le educatrici  è importantissimo per poter accogliere ciò che emerge dai singoli sia nell’inserimento ( per esempio una difficoltà della mamma o dei bimbi) e sia nel corso dell’anno, ricordando che costruire un rapporto di fiducia e di relazione per risolvere insieme le difficoltà sulla strada richiede TEMPO. 

Durante il periodo dell’inserimento è bene mantenere le sicurezze di ogni bambino, facendo più attenzione se ci sono eventi importanti: traslochi, nascita di un fratello o sorella etc..

4)Come preparare i bambini e le bambine al distacco dal nido all’età adulta: quali sono i passaggi fondamentali?

I bambini sono molto competenti. Basta che l’adulto dica la verità con parole semplici. 

Ci si può aiutare a seconda dell’età leggendo libri, facendo esempi di bimbi conosciuti più grandi e cercando di far cogliere quella che è l’esperienza positiva. 

In queste fasi non tralasciare di accogliere tutte le emozioni, anche quelle non positive. 

Anni fa una mamma mi disse di aver letto in una un cartello nella scuola de figlio con scritto: 

“Per i genitori: durante l’inserimento non aiuta i bambini vedervi tristi”

In realtà il genitore triste che finge di non esserlo trasmette al bambino una dissonanza cognitiva. Il bambino sente la tristezza del genitore ma non riesce a decodificare il linguaggio perché gli arriva un messaggio verbale diverso. 

Se il genitore è triste è importante dirlo al bambino. Per esempio “Sono triste anche io che non ci vediamo per qualche ora. Quando torno dal lavoro e tu dall’asilo stiamo insieme ci facciamo tante risate!”

In questo modo il bambino capisce cosa vuol dire  tristezza, riceve un messaggio chiaro e sarà in grado nel futuro di riconoscerla e  saprà esprimerla dicendo “Sono triste”. 

E’ difficile per tutti, educatori e adulti, gestire le emozioni negative ma l’importante è riconoscerle e rispettarle. 

L”adulto non si dovrebbe sostituire al bambino né negare la realtà bensì fornire l’esempio. 

La costruzione della relazione è basata sul confronto reciproco e costate tra educatori e genitori. Il dialogo con gli educatori e le educatrici fa si che i genitori possano apprendere tante cose sui propri bambini. 

5)Sculacciate, punizioni e ricatti non vanno usati: i premi e le lodi?

Premi e lodi sono l’altra faccia di sculacciate, punizioni e ricatti. 

Il classico “andiamo ai giardini quando avrai messo a posto la tua camera” è un ricatto. Il fatto di mettere a posto la camera del bimbo è un compito, un lavoretto e per questo non ci dovrebbero essere premi. 

Il premio non dovrebbe essere nella routine ma qualcosa di inaspettato. Per esempio: “Ho visto questo tornando a casa, ti ho pensato  e te l’ho preso. Questa settimana mi hai aiutato tanto! “

Nota di Giovanna Fiorentini

“Poi la mamma torna” è un libro che mi è stato molto utile in ogni fase dei primi anni di vita di mio figlio ma non solo

Alessandra Bortolotti

Mamma di due bambine, la dott.ssa Alessandra Bortolotti è psicologa esperta del periodo perinatale.

Autrice del volume I cuccioli non dormono da soli (Mondadori) e di E se poi prende il vizio? (Il Leone Verde), diventato un bestseller grazie al passaparola dei genitori e coautrice de Il primo sguardo. Si occupa da circa vent’anni di fisiologia della gravidanza, parto, allattamento, sonno infantile e accudimento dei bambini basato sul contatto. Conduce incontri dopo parto per genitori in Toscana.

Membro del direttivo del MAMI (Movimento Allattamento Materno Italiano), peer counselor in allattamento secondo il modello OMS/UNICEF ed è formatrice freelance sui temi inerenti la genitorialità e la fisiologia del periodo perinatale.

IL LIBRO

Quante volte avete sentito queste frasi? “Se lo allatti così tanto, lo tieni sempre in braccio e dormi vicino a lui crescerà viziato e dipendente da te! Non te lo staccherai più di dosso! Quando tornerai al lavoro o dovrai portarlo al nido come farai?

Questo libro nasce per capire come rispondere ai dubbi che tutti possiamo avere circa il momento del distacco dal vostro bambino soprattutto del distacco da chi magari è cresciuto con un accudimento basato sul contatto.

Domande come “Devo togliergli il seno o farlo dormire da solo prima dell’inserimento al nido?” sono lecite perché contatto e distacco sono due facce della stessa medaglia e possono essere intese come un continuum in cui dare valore alla fisiologia degli affetti, alla norma biologica e alle esigenze di mamma e papà.

In Poi la mamma torna parleremo di educazione affettiva, di regole, di limiti, di capricci e di comunicazione efficace coi bambini di ogni età. Per comprendere come crescere insieme al riparo dai pregiudizi culturali e nel pieno rispetto delle emozioni di grandi e piccini.

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