Il gusto di mangiare, anzi di degustare!

by redazione on 09/11/2017

Il sapore e il sapere che rende unica e consapevole l’esperienza del cibo per i bambini e le bambine fin dai primi mesi di vita di Sabine Eck

Per comprendere meglio il titolo, immergiamo subito la nostra innata curiosità dentro la parola consapevole, che significa “con sapere“, quindi con sapore… Sì, perché la parola sapere ha comune radice etimologica con il termine sapore.

Intuiamo quindi le radici del vero sapere…, quello che si fa addestrare dai sensi, dall’apprendimento (prendere con le mani) per condurci verso “il sale in zucca” (sapere autentico), “il sapore della vita“, “l’avere senso”, oppure il “chi ha fiuto non sbaglia“.

L’addestramento secolare del sapere avveniva, infatti, attraverso l’uso dei PROPRI sensi… E non dall’imparare a memoria conoscenze altrui in maniera acritica e senza la minima possibilità di verifica.
Per “sapere” intendo l’arte della costruzione delle cattedrali, dell’orologio svizzero, del fare il pane magari partendo dal proprio grano, del cucire e del cucinare, del riparare un ferro da stiro, del fare una semplice treccia ai capelli, dell’allacciare le scarpe coi laccetti, o del riparare il copertone di una ruota della bici.

Siamo diventati ormai la società “dell’usa e getta” e “del latte che nasce nel supermercato”!  Confondiamo in maniera grossolana il concetto del sapere con il nozionismo che ci viene proposto dall’attuale sistema scolastico. Viviamo poi da tempo in una Babilonia linguistica, nonostante le conoscenze incredibili sulla genesi delle lingue… Confondiamo il pensare col sentire, il ragionare col dogma.
L’altro giorno ho sentito addirittura parlare un esperto in radio di intelligenza artificiale, di “consapevolezza delle macchine “.

Per farla breve: il Vero Sapere necessita dell’esperienza dei cinque sensi propri…, che infine conducono a un corretto pensare proprio, che, ben inteso, non sarà certo uniforme e uguale per tutti. La verità sarà sempre polimorfa come i fiori di un prato, ma pur con radici comuni, che implicano l’uso dei sensi in comune, base indispensabile per il DIALOGO fra tutti gli esseri viventi, l’essere umano incluso!

Nell’alimentazione questo concetto è fondamentale per una corretta condotta a tavola, che non dovrebbe solo seguire le mode del momento storico, ma essere anzi il frutto di esperienze sensoriali proprie. Il nostro corpo sarà poi in grado di darci dei feedback sensoriali in modo naturale per far sì che le scelte alimentari future non siano solo razionali, ma anche sensoriali.

Per comprendere fino in fondo l’apprendimento sensoriale della conoscenza umana immaginate vostro figlio in braccio al papà o al nonno, che lo mette a sedere dentro una pianta di albicocche, e il piccolo rampollo curioso raccoglie un’albicocca matura dal ramo e se la sbaffa in bocca. Che cosa avviene in questa situazione?! Ebbene, il bimbo usa tutti i suoi sensi, ovvero il tatto, il gusto, l’olfatto, la vista e perfino l’udito se pensiamo ad esempio al rumore delle manine nelle foglie e tra i rami, alle spiegazioni del papà che racconta magari di quando lui stesso rubacchiava la frutta da bambino dai campi, precisando che c’è la legge non scritta per cui il viandante può sfamarsi dai frutti dei campi, … quello che sta nella pancia è gratis, se invece si porta via nella sportina diventa rubare.

Ora immaginiamo una scena più consolidata, “normale”: un bimbo incastrato in sicurezza nel suo seggiolone con la TV che urla le sue verità (sic), i giochini di plastica che lo dovrebbero distrarre e la mamma spesso purtroppo un po’ nervosa che gli pone il cucchiaino anatomico per bimbi con un omogenizzato alla frutta. Ricordo che nell’ omogeneizzato tutti i frutti hanno la medesima consistenza: omogenei appunto, ben lontani dalla consistenza reale dei singoli frutti. Bè, non è difficile intuire la mia opinione sugli omogeneizzati, che inducono inevitabilmente a un approccio acritico standardizzato al cibo.
Tant’è che la maggior parte dei ragazzi adolescenti detestano frutta e verdure e prediligono cibi industriali decisamente dolci o salati…, i due gusti base della vita: infatti il sale si conosce già nel ventre della madre con il liquido amniotico e il gusto dolce arriva col latte materno. L’educazione a questi due gusti dovrebbe avvenire attraverso la scelta di cibi naturalmente dolci, come la frutta fresca o essiccata, e l’uso moderato ma comunque presente del sale sulle pietanze vegetali, in modo che il bambino memorizzi la combinazione sale/verdura e non sale/parmigiano o sale/prosciutto cotto… Idem per il gusto dolce: dolce/uvetta o dolce/dattero o dolce/zucca o dolce/albicocca, piuttosto che dolce/vasetto di omogeneizzato o dolce/tisana industriale zuccherata o dolce/yogurt per bimbi o dolce/merendina.

E visto che l’albero di albicocca esiste, magari anche solo in vacanza organizzatevi a tavola, almeno ogni tanto, in riunione famigliare, bella, numerosa e allegra, e mettete del buon cibo in tavola a mo’ di picnic o come nelle tavole orientali con “di tutto un po’,… e lasciate che il vostro bambino assorba, si nutra con i suoi stessi sensi ancora sensibilissimi, apprendendo spontaneamente che ‘mangiare’ significa essere curiosi e allegri, toccare, scegliere e conoscere con le manine, ascoltare col palato, e farsi aiutare dalla mamma con un buon boccone di Cibo Vero.

E mi raccomando, mentre mangiate: spegnete sempre la TV e santificate anche voi il momento sacro del pasto.

Sabine Eck, medico, libera professionista, esperta di salutogenesi

{ 0 comments… add one now }

Leave a Comment

Previous post:

Next post: