Come invogliare i bambini ad assaggiare cibi nuovi (e sani)? Ci risponde la pedagogista

by redazione on 29/06/2015

bambina spaghettiNon mi piace! Non lo voglio! Quante volte abbiamo sentito i bambini dire queste frasi e quante volte abbiamo escogitato strabilianti stratagemmi per invogliarli al cibo!! Ecco il parere di Camilla Targher, pedagogista e mediatrice familiare.

C’è chi, per l’occasione, si trasforma in “genitore trenino” o “genitore aeroplano” ed è pronto a percorrere chilometri pur di imboccare i propri pargoli in giro per la casa, ci sono i “genitori canzoncina” e i “genitori balletto”, che improvvisano veri e propri show pur di intrattenere la prole e riuscire ad infilare qualche cucchiaiata di zuppa, per non parlare dei “genitori smorfie e boccacce”, fino ad arrivare ai “genitori lista” (questo boccone è per la zia, questo per il nonno, ecc.), i “genitori punizione” e i “genitori ramanzina”… ma niente: loro, i piccoli, non ne vogliono proprio sapere!

Una ricerca pubblicata su Academic Pediatrics e condotta da un gruppo di ricercatori diretti da Jenny Radesky ha attirato la mia attenzione. L’equipe ha esaminato la correlazione fra l’uso del cellulare da parte delle madri (ma vale anche per i padri) con la frequenza delle interazioni madre-bambino. Ne è risultato che l’uso del telefonino in presenza di bambini è comune a molti genitori e che, durante il suo utilizzo, questi intrattengono un numero di interazioni, verbali e non verbali, inferiore con i propri figli, rispetto a chi rimane concentrato sul pasto e sul bambino, senza distrazioni tecnologiche. Questo fattore influisce sul rapporto con i cibi nuovi: quando l’adulto interagisce con il bambino, questo è più propenso ad assaggiare sapori che non conosce, mentre quando è impegnato al telefono, la reazione principale del piccolo è quella di rifiutarli e di mangiare solo quello che gli piace e che conosce già.

Ognuno ha i propri gusti, anche i bambini, e non tutti reagiscono allo stesso modo. C’è chi è “buongustaio” fin da piccolo e chi instaura il proprio rapporto con il cibo passo dopo passo. Ma sicuramente, a livello educativo, quello che possiamo fare è:

@ proporre anche dei cibi sani, magari giocando con i colori (frutta e verdura sono coloratissime), in modo da presentare al bambino un piatto anche bello da vedere, in grado di stimolarne la curiosità;
essere noi grandi pronti ad assaggiare cibi sani (inutile dire: “Mangia gli spinaci che ti fanno bene!”, se siamo noi i primi a non volerli mangiare…);

@spiegare ai bambini la storia dei vari cibi (come si coltiva, dove cresce, ecc.) in modo da creare una sorta di percorso alimentare dove, conoscendo le caratteristiche di quel cibo, sarà più predisposto ad assaggiarlo;

@ dimenticare, anche per poco, TV e cellulare e dedicarsi alla cena, che non è solo un momento per mangiare, ma anche un’occasione di condivisione e partecipazione;

@diventare curiosi nel gustare cibi nuovi: più lo saremo e più trasmetteremo anche ai bambini la nostra propensione alle novità.

Il cibo, infatti, è nutrimento, ma è anche gusto, salute, scoperta e voglia di stare assieme.

 

Camilla Targher, pedagogista e mediatrice familiare, vive a Medicina (BO). E’ titolare di una società di consulenza con la quale crea percorsi di formazione per aziende, per coppie e per famiglie.

E’ autrice del libro, prossimamente in uscita, FAMIGLIA NO STRESS. Come migliorare i rapporti e l’organizzazione familiare, Giraldi Editore, San Lazzaro di Savena (BO), 2015.

E’ co-autrice del libro: Foti M., Targher C., Comunicare la separazione ai figli. Dall’affidamento condiviso alla bigenitorialità passando per la mediazione familiare, Giraldi Editore, San Lazzaro di Savena (BO), 2014.

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