Educazione bambini. Puoi educare solo a ciò che tu sei!

by redazione on 09/09/2016

Autore: JenkoAtaman Fotolia

Beatrice Benfenati, insegnante di Yoga in gravidanza all’Associazione Asia di Bologna (www.asia.it), dedica alle mamme una lezione-conferenza intitolata “Quando sarò nato a cosa mi educherai?”, a cui lei tiene moltissimo.

Quando Beatrice entra in casa mia mi dà subito un insegnamento importante, attraverso il suo esempio. La accolgo con mia figlia piccola e lei subito “perde tempo” con lei, le parla lentamente, la lascia giocare con le pantofole che le offriamo, le fa vedere in maniera giocosa e naturale come lei stessa se le infila e la mia bimba la guarda stupita di quella presenza e attenzione. Io invece mi affretto a portarla a fare l’intervista….e ho detto tutto. Buona lettura, è molto utile.

Beatrice perché affronti il tema dell’educazione fin dalla gravidanza e perché è così importante?

Perché le donne, soprattutto quando aspettano un bambino, non hanno piena consapevolezza del ruolo che le aspetterà dopo.  Non dovranno essere soltanto genitori ma, in quanto genitori, dovranno essere necessariamente educatori e questo va chiarito bene prima.

Sono più di trent’anni che tengo corsi alle mamme e mi rendo conto che, soprattutto al primo bambino,  questo aspetto non è sufficientemente considerato e quando nasce si sentono smarrite.  Quando arriva il momento, non solo di allattarlo ma anche di avere un rapporto con lui o lei,  quando ci si inizia a chiedere  se viziarlo o non viziarlo, in braccio o non in braccio, per esempio, le mamme si rendono conto che hanno un importante ruolo di educatrici.

La questione che spesso mi pongono le mamme quando le incontro nel dopo-parto (ci vediamo una volta la settimana per diversi mesi) è  “adesso che è nato, io non so a cosa educarlo”. La questione è lecita proprio in questo periodo di crisi dei valori, dove si è messo in discussione tanto, a volte anche giustamente, ma in cui  ci sono pochissimi punti di riferimento.

Qual è il primo passo per partire con l’educare il proprio figlio?

Il primo passo è vedere come siamo noi! Perché il bambino nasce con un’aspettativa ben precisa che è quella di trovare delle persone che si occuperanno di lui e che gli insegneranno a diventare adulto.  Chiaramente non pensa proprio così ma, il bambino a zero a 1 anno fa un cambiamento enorme, perché lui ci guarda costantemente, ha le antenne e impara da noi. Il primo passo è chiedersi  come sono io, anzi sarebbe un passo da fare già in gravidanza e a volte ancora prima. Perché tante volte il rischio che vedo che corrono alcuni genitori è che loro sono in un modo e vorrebbero educare il figlio a qualcos’altro e questo è impossibile. Perché il bambino impara attraverso l’esempio.

Che differenza c’è tra accudimento e educazione. A volte c’è un eccesso di accudimento?

Non è che c’è un eccesso di accudimento non c’è solo quello. Il bambino non ha solo il bisogno di mangiare, di imparare a camminare e così via, aspetti certo importantissimi perché quando nasce non sa fare nulla però non possiamo pensare che questo gli basti . C’è qualcosa che va oltre i bisogni materiali quotidiani e all’amore che si è in grado di dare. Un tempo quel qualcos’altro passava attraverso la religione oggi invece possiamo chiederci, al di là del credo religioso, se abbiamo qualcosa nella nostra vita a cui dare rispetto, valore. Valore è qualcosa che per noi è sacro, sacro inteso non nel senso necessariamente religioso del termine, ma sacro nel senso di valore, qualcosa che va rispettato sempre.

E tu con i tuoi figli qual è stato il tuo valore guida? 

Ce ne sono stati tanti di valori. Direi che comunque quello principale è tenerli vicino al rispetto del mistero che loro naturalmente già vivono. Il bambino nasce con una domanda che non sa esprimere – “cos’è tutto questo?”- e che manifesta subito con uno sguardo di meraviglia e stupore ma che riuscirà a dire solo attorno ai 3 anni quando entrerà nella famosa fase critica dei “1000 perché”. Il neonato ha due occhi sbarrati e guarda tutto come se fosse una meraviglia costante e tutte le scoperte del bambino negli anni successivi sono colme di stupore.  Ecco questa per me è stata una delle cose principali a cui io ho cercato di educare i miei figli. Tutte le volte che avevano una domanda o che si stupivano di qualcosa e mi chiedevano “perché?” io cercavo di tenere aperto questo stupore che loro hanno naturalmente e che secondo me abbiamo tutti dentro ma che teniamo purtroppo un po’ smorzato.
A volte crediamo che sia un “”perché?”” che vuole una risposta preconfezionata, in realtà, quello del bambino è veramente uno stupore perché tutte le volte che tu rispondi, su quella risposta lui rilancia un nuovo perché: ti chiede una cosa, tu gli dai una risposta, lui ti rifà una domanda e così via e ti rendi conto che la risposta non c’è!
Come stare assieme al bambino in questo stato di non risposta? Quando ti fanno domande “enormi”, e te ne fanno tante, finché possiamo diamo delle risposte, ma poi sappiamo benissimo  che loro rilanciano  e quindi cerchiamo di imparare a stare con loro e non avere paura di dire “sai che questa è una cosa che nessuno sa? Hai scoperto un enorme mistero”! E’ bene coltivare un bel rapporto con ciò che noi non possiamo sapere. Non abbiate fretta di zittirli con delle risposte e,  soprattutto, quando arrivano quelle domande dove noi non abbiamo risposte non ha senso irritarsi perché non riusciamo a rispondere. Ciò non va bene perché significa educare il bimbo al fatto che certe domande non bisogna farsele.

Che differenza c’è tra autonomia e libertà. Si sente  spesso dire “lo lascio libero di crescere senza condizionamenti, così com’è”. E’ realistico?

No, perché se uno conosce i bambini,  sa che il bambino, a questo mondo, deve imparare tutto. Lui vuole delle regole, ne ha bisogno . Fa delle cose e ci mette alla prova. A volte  quando diciamo no ad un’azione, la rifà più volte. Perché? Perché lui vuole capire se veramente è un no, non è che capisce con un no solo; lui o lei ripete la richiesta finché non capisce che quello è un no e di questi paletti ne ha bisogno. Ha bisogno di imparare a vivere in questo mondo altrimenti creiamo un disadattato. L’errore da non fare è dire un no che poi dopo le insistenze del bimbo può diventare un si, allora, se può diventare un sì, è meglio che sia un sì subito.

Il bambino ci metterà alla prova tante volte, anche quando fa cadere un oggetto, lo fa ricadere e ricadere perché vuole capire se proprio è così che funziona… per lui è tutto nuovo. Quando ci chiede la stessa cosa insistentemente a lungo è perché vuole capire. Se al terzo, quarto no ci stanchiamo e lo lasciamo fare, non va bene perché avrà capito che si fa così.

Quale modello educativo scegliere, a casa o a scuola?

E’ importante conoscere i diversi modelli e metodi educativi  e capire bene che cosa si fa aldilà delle mode e se possibile della comodità, solo se fattibile ovviamente. Quando avevo i miei figli piccoli mi sono informata tantissimo. Sconsiglio di scegliere una realtà solo perché è di moda, perché ci piace un po’ l’idea, se è completamente distaccata dalla nostra vita perché il bambino ha bisogno di una continuità  e non può sapere che a scuola si deve fare in questo modo e poi a casa diversamente. Ci sono scuole per esempio che sconsigliano la TV o di non lasciarli a lungo davanti alla Tv.  Bisogna chiedersi se condividiamo i principi educativi di questa scuola perché, altrimenti, il rischio è di confondere i nostri figli. Il bambini nei primi anni ha bisogno di linee guida abbastanza coerenti. Non dico che non ci debba mai essere una contraddizione …

Come educare alla lentezza in una società che corre?

Potremmo  educare alla lentezza se noi ci costringiamo, o meglio, apprezziamo una lentezza. Quasi tutti abbiamo una vita frenetica. Sicuramente ci sono cose che non possiamo rallentare ma è importante organizzare la giornata in modo da ricavare degli spazi per la lentezza!. Si tratta di rivedere la propria giornata in modo che ci sia possibilità, in certi spazi di muoversi più lentamente, ma tutto questo deve partire da noi. Non posso insegnare a mio figlio ad essere lento in 5 minuti! Devo mostrargli esperienze di lentezza. Quindi la mattina ci si potrebbe alzare mezz’ora prima e fare colazione con più calma, dare loro il tempo di vestirsi e così in altri momenti prendersi degli spazi e lasciarli annoiare, perché la noia è un momento fondamentale per il bambino, è un momento in cui finalmente lui torna se stesso. Questi bambini che studiano l’inglese , pianoforte, fanno danza dopo la scuola, tutto il giorno impegnati in attività …. non a caso che aci siano bambini iperattivi a scuola. Perché? Perché non sanno più stare fermi. Ma un bambino non nasce iperattivo.

E consigli per mamme che sono arrivate “tardi” con bimbi un po’ più grandi un consiglio?

Il consiglio è di praticare su se stesse, prendersi degli spazi per loro perché puoi educare solo ciò che tu sei. Se togliete qualche ora al vostro bambino per fare un corso o un’attività che vi aiuta a migliorare voi stessi non è tempo rubato al bambino perché quando tornate  da lui o lei avete una qualità di presenza, siete un esempio di  qualità  e tutto questo viene ripagato. Soprattuto la donna al primo bimbo rischia, a volte, di annullarsi completamente nei primi tempi. E’ vero che nei primi mesi il bambino ha bisogno della mamma perché ha una dipendenza totale ma non è necessaria di continuo. Ha bisogno di una mamma che gli trasmetta delle cose che lei stessa deve avere. Deve ricaricare anche la mamma.

Qui ad Asia noi cerchiamo di fare incontri dopo parto per aiutare e favorire incontri tra mamme.

La creatività è importante per educare un bambino?

E’ importante rispettare la creatività che ha già il bambino. Il bambino è come un artista, un artista non è che può fare un’opera d’arte ” dalle …alle”…..ha bisogno di tempo vuoto e così arriva l’ispirazione. Abbiamo bisogno di tempo vuoto. A noi sembra inutile ma il tempo vuoto è il luogo dove sorge l’ispirazione.

Come fai a creare un tempo vuoto con un bambino che vuole muoversi in quel momento.

Certamente non lo puoi costringere ma attenzione al rovescio. Quante volte il bambino è lì da solo, tranquillo, e noi andiamo a fargli fare qualcosa? Lui piano piano perde questa abitudine a stare da solo, si abitua ad avere sempre qualcosa da fare. Attenzione a quando non chiede, quindi! Anche se il bimbo lo tiene qualcun altro è importante istruirlo a non proporre quando non chiede nulla. Se si annoia possiamo provare a sdraiarci e prenderci del tempo vuoto anche per noi. Vediamo cosa succede…

Ascolta l’intervista audio raccolta da Beatrice Di Pisa ( in corso di preparazione)

 

Info

Associazione ASIA
www.asia.it
Via Riva di Reno, 124, 40121 Bologna
Tel: 051 225588

 

beatrice_benfenatiBeatrice Benfenati

Fondatrice della “Scuola di Yoga in gravidanza” di Asia, tiene corsi per insegnanti di yoga e operatori nel campo della nascita. È co-fondatrice di Asia assieme al Maestro Franco Bertossa col quale pratica meditazione e aikido. È 4° Dan della scuola Yuishinkai fondata dal Maestro Maruyama Koretoshi, che fu allievo diretto di Ueshiba Morihei. È autrice del libro “Dall’epidurale alla meditazione. Una Via per ritrovare il sacro della nascita“, Eugea Edizioni.
Tiene corsi di Yoga in gravidanza e di meditazione e yoga

 

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